Perché proviamo paura?
La paura rappresenta indubbiamente una tra le emozioni o sentimenti più scomodi che l’essere umano possa sperimentare. Anche solo la parola può paralizzare o svelare alcuni aspetti di noi stessi che non desideriamo, né vogliamo riconoscere appartenerci, ma che sono relativamente incontrollabili.
Spesso dalla paura nascono cattive decisioni e numerose domande senza risposta. Come se non bastasse, non di rado provoca un impatto talmente grande da destabilizzare chiunque ne venga colpito. Per questi motivi sorge la ragionevole domanda..
A cosa ci serve quest’emozione?
La paura
Prima di sapere perché la paura irrompa così improvvisamente nel nostro ordine, dobbiamo cercare di capire che cosa significhi al di là dell’accezione che generalmente le viene attribuita. Approfondiamo quindi l’argomento per ottenerne una miglior comprensione.
Possiamo definire la paura come una risposta biochimica del nostro corpo alla percezione del pericolo o di una situazione di disperante esposizione ad esso; in termini semplici, la paura è la manifestazione del nostro sistema che si adatta al pericolo, per poi, nel corso del tempo, potergli sfuggire.
Quando quest’emozione è parziale e non costante né abituale, è salutare. Quando invece ricorre al punto che la persona non può evitarla, diventa tossica. Di solito, la paura nasce in risposta a qualche stimolo esterno, mentre la paura che sorge senza nessun motivo apparente si potrebbe definire come angoscia.
Perché la proviamo? Le due paure:
Sigmund Freud, padre della psicoanalisi, fu colui che definì i due tipi di paura, che partendo dalla stessa emozione, dallo stesso meccanismo di difesa, differiscono nella percezione degli stessi.
Questi sono la paura reale e la paura nevrotica, essendo la paura reale quella che si manifesta in base alla situazione attuale di pericolo che allerta il sistema, distinguendosi dalla paura nevrotica che non ha ragione di esistere. La nevrotica nasce da un’interpretazione che tende a esagerare e a portare più in là una situazione che non lo merita, mentre la paura che la persona può provare non è proporzionata a ciò che la situazione dovrebbe causare.
La sua radice
È evidente che la paura ha la sua radice più basilare nel nostro sviluppo inconscio, ma oltre a questo, si manifesta diversamente a seconda della personalità e della prospettiva di ogni essere umanoa afondando parte delle sue radici nella cultura. Se, ipoteticamente, nella regione in cui l’individuo è nato si teme la zanzara, quella persona crescerà e si abituerà a provare paura non appena le si avvicinerà una zanzara.
La paura è quella piccola stanza buia in cui gli obiettivi negativi vengono rivelati
Michael Pritchard
Può sorgere in qualche momento della vita per condizionamento, e anche se a volte non ce ne accorgiamo, la società ci condiziona nel nostro apprendimento. Facciamo un breve esempio.
Arturo è un adolescente che ama studiare e pranzare sotto un albero e che un giorno non può più farlo perché un ragazzo se ne impadronisce. Arturo gli chiede di condividere l’albero, ma il ragazzo in questione si rifiuta categóricamente rispondendo in modo aggressivo. Dopo varie settimane di tentativi cortesi terminati con risposte aggressive del ragazzo, Arturo smette di pranzare sotto quell’albero e anche se mesi dopo il ragazzo non è più interessato a quell’albero, a Arturo provoca una sensazione di allerta e disagio stare in quel posto.
Questa vignetta, in breve, racconta come la paura sia spiegata dalla corrente comportamentista. Anche se il pericolo non esiste più, Arturo continua a collegare l’albero (che era prima uno stimolo positivo) a eventi traumatici che ha vissuto per settimane.
Perché la proviamo?
Secondo la corrente cognitivo-comportamentale, possiamo dire che la paura è solo un metodo di sopravvivenza acquisito che abbiamo ereditato per pura genética ma che, come abbiamo accennato prima, abitualmente va oltre questo limite già che la nostra psiche ha modi diversi di percepire e adattarsi a concetti sviluppati in noi sin dalla nascita.
Infatti ci sono persone che ottengono una certa soddisfazione dal provare paura. Queste persone hanno una percezione atípica della paura che sentono come parte di loro stesse e che utilizzano a loro vantaggio per crescere e svilupparsi. Ad esempio, ci sono persone che provano grande piacere guardando film del orrore, mentre altre li evitano ad ogni costo. Possiamo dedurne che l’essere umano si concede di provare paura quando pensa e sente che questa può dominarlo ma che non sarà così paralizzante tale da esserne suo padrone.
Infine, proviamo paura come atto di sopravvivenza necessario e salutare per la nostra anatomia e le nostre funzioni biochimiche, ma quando la viviamo intensamente e per lunghi periodi di tempo, essa diventa, oltre a un beneficio, un pesante fardello con possibili conseguenze negative per la nostra psiche. Di fatto la paura intensa e irrisolta può sfociare in paranoia, ansia generalizzata, paura di relazionarsi, fobie e disturbi quali l’ossessivo-compulsivo, che in casi severi richiedono un adeguato aiuto professionale attraverso la realizzazione di un complesso percorso psicoterapeutico.
